La Toscana è una regione tutta da scoprire, anche per gli autoctoni. Ecco perché nel weekend di due giorni in Toscana fra le Province di Pisa, Livorno e Siena, il viaggio di andata e quello di ritorno ci hanno regalato scorci memorabili: lato costiero, in un improvvisato tour nelle terre del Carducci, e lato entroterra, attraverso l’affascinante campagna senese.
Montescudaio, uno dei Borghi più belli d’Italia
Il nostro tour di due giorni in Toscana inizia nel piccolo borgo di Montescudaio, in Provincia di Pisa, uno dei Borghi più belli d’Italia. Originariamente sede di un monastero benedettino, nel Medioevo Montescudaio divenne un importante borgo grazie alla posizione strategica testimoniata ancora oggi dalla Torre della Guardiola, il Piazzale del Castello e la Chiesa di Santa Maria Assunta posti in posizione panoramica e arroccata sopra il paese.
Dal piazzale si scorgono distintamente le isole Gorgona e Capraia e, se si è fortunati, la punta nord di Capo Corso; mentre lasciando vagare lo sguardo giù dalle mura di cinta, si vedono le casupole del borgo con i caratteristici tetti ricoperti da coppi. Come ogni comune toscano che si rispetti, Montescudaio fa inoltre parte dell’Associazione Nazionale Città del Vino ed è riconosciuto come Città del Pane: il classico pane toscano senza sale cotto nel forno a legna, ottimo da mangiare con i crostini, la pappa al pomodoro, i salumi e i formaggi.
Casale Marittimo, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano
Seconda tappa del nostro percorso è Casale Marittimo, in Provincia di Livorno, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano e tappa della Strada del Vino Costa degli Etruschi. Il borgo, caratterizzato da edifici in pietra di origine medievale perfettamente intatti, sorge su una collina che domina la valle del fiume Cecina e da cui sono ben visibili le isole dell’Arcipelago Toscano.
Pranzo a Bolgheri
Terza tappa della due giorni toscana Bolgheri: un gioiellino della Provincia di Livorno e piccola frazione del comune di Castagneto Carducci, posta al centro della maremma livornese, che abbiamo raggiunto per l’ora di pranzo attraversando il Viale dei Cipressi. Una strada provinciale lunga 5 chilometri resa celebre da Giosuè Carducci con la poesia “Davanti a San Guido?“, che collega l’Oratorio di San Guido al centro storico.
Varcata la soglia di ingresso del castello medievale, ci ritroviamo all’interno del borgo oggi famoso non tanto e non soltanto per aver ospitato Carducci ma anche e soprattutto per il vino; tra i più famosi ricordiamo: Sassicaia, Ornellaia, Guado al Tasso, Grattamacco altri ancora, annoverati nella denominazione Bolgheri D.O.C.
Per pranzo abbiamo mangiato presso l’Enoteca Tognoni di Via Lauretta, uno dei locali più noti della zona che propone un menu a base di piatti e prodotti tipici nonché una vasta selezione di vini. Io ho optato per un piatto di tagliolini al tartufo nero ma non sono rimasta soddisfatta della scelta, perché il sapore del tartufo era pressoché inesistente… Altri amici hanno assaggiato i tagliolini al tartufo bianco e sembra fossero notevolmente meglio.
San Galgano fra mito e leggenda
Quarta tappa, la meta tanto attesa di questo viaggio in Toscana, la misteriosa Abbazia di San Galgano: un’antica abbazia cistercense, sconsacrata e completamente scoperchiata distante 40 chilometri da Siena e sita nel cuore di una valle isolata fra le colline della Val di Merse.
L’Abbazia di San Galgano
Visitare l’abbazia di San Galgano, di cui oggi restano soltanto le mura esterna, ha un costo di 3,00 €. Varcata la soglia ci si ritrova immersi in un luogo dal sapore mistico, avvolto da un alone di mistero, completamente vuoto, privo di tetto e caratterizzato da architetture gotiche originali per l’epoca in cui è stato costruito (fra il ‘200 e il ‘300).
L’abbazia è intitolata a Galgano Guidotti: un giovane cavaliere a cui la leggenda narra che una notte apparve in sogno l’Arcangelo Michele, che lo guidava attraverso un sentiero stretto e impervio fino alla collina di Montesiepi. Qui ad aspettarlo trovò i dodici apostoli di fronte a un tempio di forma rotonda. Galgano interpretò questa visione come segno del volere divino e qualche tempo dopo, recatosi sulla collina di Montesiepi, abbandonò la veste di cavaliere e infisse la sua spada in una roccia, in modo da farne una croce. Quella spada è ancora lì, da più di 800 anni, come simbolo di un’incorruttibile conversione.
L’Eremo di Monte Siepi
50 metri più in alto, sulla collina di Montesiepi, si erge una piccola cappella di forma circolare facilmente raggiungibile seguendo un sentiero immerso nel verde, che custodisce una delle reliquie più affascinanti e misteriose della Toscana: la spada nella roccia. Una spada cruciforme, appartenuta a San Galgano Guidotti e forgiata intorno al 1170, che sporge dal pavimento in cotto protetta da una teca di vetro. Nel 1991, infatti, un turista la ruppe nel tentativo di estrarla dalla roccia.
Lezioni di storia e cucina a Siena
Quinta e ultima tappa del nostro weekend è Siena: perla della Toscana che non ti stancheresti mai di vedere. Il bello di questa città è perdersi fra le vie e i vicoli del centro storico dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Il Duomo – la Cattedrale di Santa Maria Assunta con l’inconfondibile facciata in marmo a strisce bianche e nere , il Battistero di San Giovanni, Piazza del Campo – palcoscenico del Palio -, la Torre del Mangia e Palazzo Pubblico -un tempo sede della Signoria e del Podestà: ogni piazza, ogni edificio, ogni angolo della città merita di essere guardato con attenzione.
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E se vi state chiedendo dove mangiare a Siena… Consigliatissima la piccola gastronomia di Gino Cacino Di Angelo che trovate nella centralissima Piazza del Mercato; un posto alla buona e con poche pretese ma che propone ingredienti gustosi, tipici, sapientemente abbinati e di prima qualità. Un universo di sapori che ci stupisce ogni volta di più.